L’artrosi all’Articolazione Temporo-Mandibolare (ATM)

Oggi parleremo di artrosi, una malattia estremamente diffusa: si calcola che ne soffrano circa 4 milioni di italiani, soprattutto donne in post-menopausa.
L’artrosi può colpire sia le grandi articolazioni, come l’anca o il ginocchio, sia quelle più piccole, come le dita o le ATM, così come le vertebre.
In questo articolo ci soffermeremo sull’artrosi alle ATM o articolazioni temporo-mandibolari che, nonostante sia un quadro clinico meno comune del semplice dolore muscolare o dell’infiammazione acuta articolare, è comunque piuttosto frequente e, soprattutto, è spesso diagnosticata dopo anni dall’insorgenza dei sintomi.
NON si tratta di una patologia autoimmune (come invece è l’artrite idiopatica giovanile, che può colpire anche le ATM e di cui parleremo prossimamente), ma è una una malattia cronica degenerativa multifattoriale.
Cronica significa che perdura negli anni senza poter guarire del tutto, degenerativa significa che è progressiva e che porta ad una alterazione strutturale dell’articolazione e multifattoriale significa che ha numerose cause.
Uno dei principali fattori di causa dell’artrosi è un uso improprio ed eccessivo dell’articolazione, come ad esempio accade durante il bruxismo o il serramento dei denti, che determina uno stress meccanico prolungato nel tempo.
Questo affaticamento cronico delle articolazioni innesca una serie di reazioni infiammatorie a catena che sbilanciano il normale equilibrio tra la produzione e la degradazione della cartilagine dell’articolazione, ovviamente spostandolo verso la degradazione.
Si determina così una progressiva distruzione, prima della cartilagine e poi dell’osso sottostante, deformandolo e limitando la mobilità dell’articolazione stessa.
A volte la progressione è lenta e totalmente asintomatica, in altri casi invece la progressione alterna fasi più attive a fasi più quiescenti. La fase attiva può essere accompagnata da dolore davanti all’orecchio, nella zona dell’ATM, masticando, muovendo la mandibola o anche a riposo, riduzione dell’apertura della bocca e spesso durante il movimento si può avvertire come una sensazione di avere “sabbia” nell’articolazione.
Per una valutazione più precisa dello stato delle articolazioni colpite può essere utile far effettuare al paziente o una TAC o una risonanza magnetica, a seconda del quadro clinico. Questa evenienza però deve sempre essere discussa con il proprio odontoiatra “gnatologo” di riferimento, che deve essere esperto in bruxismo e dolori oro-facciali.
Radiografie, classiche e “piane” delle articolazioni sono invece inutili nella maggior parte dei casi e non andrebbe effettuata in quanto non offrono una visione tridimensionale e il condilo mandibolare si sovrappone a troppi altri strati ossei, rendendola spesso poco leggibile.
Le prime indicazioni ad un paziente che soffre di artrosi prevedono principalmente la diminuzione dei carichi sull’articolazione (ossia ridurre il bruxismo il più possibile) ed esercizi personalizzati per mantenere le articolazioni il più mobili e lubrificate possibili. Bisogna infatti sfatare il mito che se si ha l’artrosi non si deve fare ginnastica, semmai è vero il contrario: un’articolazione artrosica ha estremamente bisogno di essere tenuta in movimento, ma senza sovraccaricarla.
Semplici esercizi di apertura della bocca possono essere molto utili per rilassare i muscoli e mantenere mobile la mandibola: vanno effettuate lentamente, all’inizio è meglio porsi davanti ad uno specchio per assicurarsi che il movimento sia il più rettilineo e ampio possibile. Le aperture vanno ripetute anche 15-20 volte per sessione e le sessioni si possono ripetere anche 4-5 volte al giorno, soprattutto al risveglio, per scaldare i motori, la sera prima di coricarsi, per allentare la tensione, e tutte le volte che avvertiamo tensione al viso.
Nel prossimo articolo ci concentreremo sulla dieta anti-infiammatoria, per combattere l’artrosi attraverso la corretta alimentazione, restate con noi!
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