Il Bruxismo, le sue cause e il Sistema Nervoso Centrale

Il bruxismo è un’attività dei muscoli masticatori al di fuori delle normali funzioni (come masticare, parlare o deglutire) che può avvenire durante la veglia (bruxismo della veglia) o durante il sonno (bruxismo del sonno).
In quanto “attività” non è più considerato una patologia bensì un “comportamento” che può dipendere da uno o più fattori o condizioni correlati e le sue cause vanno ricercate non nell’occlusione dentaria ma negli aspetti bio-psico-sociali e negli stili di vita di coloro che lo presentano.
Bisogna sottolineare che non sempre il bruxismo ha delle conseguenze dannose per l’organismo: nella maggior parte dei pazienti esso non produce alcun sintomo o danno e pertanto non va trattato. Attualmente si considera che in alcuni casi possa addirittura avere un effetto protettivo come per esempio per gli episodi che avvengono durante il sonno e che sono correlati alle Apnee Ostruttive del Sonno.
Quando invece supera il limite di tolleranza individuale, per frequenza o per intensità, il bruxismo produce danni all’apparato masticatorio.
I danni dentali sono principalmente la progressiva usura dei margini (che può essere molto antiestetica e portare a sensibilità dentale), l’aumento della frequenza di fratture dentali e il fallimento delle cure odontoiatriche.
Gli altri effetti negativi del bruxismo sono quelli che lo vedono come una delle principali cause dei Disordini Temporo-Mandibolari (DTM), un disturbo che colpisce le articolazioni della mandibola e i muscoli della masticazione. I DTM sono definiti dalle linee guida internazionali come un disturbo bio-psico-sociale poiché fra le cause ci sono l’ansia e lo stress, proprio come per il bruxismo. (per approfondire clicca quì)
Recentemente un gruppo internazionale di ricercatori, tra cui gli italiani Daniele Manfredini e Alessandro Bracci, ha proposto un sistema di valutazione multidimensionale del bruxismo. La parte che riguarda l’inquadramento eziologico, definita “Asse B”, prevede anche la valutazione psicosociale e dell’assunzione di farmaci ed altre sostanze che hanno effetti sul sistema nervoso.
Valutazione psicosociale del bruxismo: ansia, stress e personalità tipo “A”
L’ansia e lo stress sono considerati fra i maggiori fattori di rischio del bruxismo.
Alcuni studi hanno infatti evidenziato, nelle urine dei soggetti bruxisti, la maggiore presenza di catecolamine (tra cui adrenalina e noradrenalina), molecole prodotte durante questi stati psicologici.
Tra gli effetti di questi neurotrasmettitori ricordiamo l’aumento della pressione arteriosa, l’aumento della frequenza cardiaca e l’aumento del tono dei muscoli: il nostro corpo, in allerta, è pronto a scattare per fuggire o per combattere.
L’adrenalina infatti viene prodotta quando siamo sotto stress. Migliaia di anni fa, quando lo stress era rappresentato dal pericolo, l’adrenalina era utile per salvarci la vita, rendendoci particolarmente prestanti in caso di fuga o di lotta: questa è la reazione allo “stress acuto”.
Purtroppo oggi, da acuto, il nostro stress è diventato sempre più ”cronico”, ed è legato ahimè alla vita frenetica, usurante e competitiva che viviamo. La costante condizione di allerta e dunque l’eccessiva produzione cronica di catecolamine provoca gravi danni alla nostra salute tra cui, oltre al bruxismo, ipertensione, gastrite, depressione, insonnia e ansia, giusto per citarne qualcuno.
Ansia e stress
E’ necessario distinguere queste due condizioni, ansia e stress, apparente sovrapponibili:
- L’ansia è la paura per qualcosa che potrebbe accadere ed è quindi rivolta maggiormente al futuro ed è correlata maggiormente con il vissuto psicologico della persona e fa, per così dire, parte della sua personalità.
- Lo stress è determinato più dalla paura per ciò che sta accadendo ed è dunque correlato maggiormente con fattori legati all’ambiente (impegni, eventi negativi…).
Quando una persona deve affrontare delle difficoltà e far fronte all’ansia e allo stress, elabora delle strategie che vengono definite “strategie di coping”: ad esempio c’è chi tende a non pensare alle cose brutte, c’è chi invece tende al catastrofismo, c’è chi prega e chi si infuria. Se queste strategie sono efficaci si definiscono “adattive”, altrimenti, se non sono efficaci, si definiscono “non adattive” o “disadattive”.
Gli studi dimostrano una maggiore presenza di “probabile bruxismo” nei soggetti che mostrano livelli significativamente più alti di ansia e stress rispetto a gruppi sani detti “di controllo”. Se però valutiamo le strategie di coping nell’ambito del gruppo di persone con ansia e stress, vediamo che le persone con strategie di coping positive, quindi più adattive, hanno meno bruxismo rispetto alle persone con strategie meno adattive e più negative.
Un altro elemento a supporto del fatto che il bruxismo sia causato da ansia e stress è che i farmaci ad effetto ansiolitico si sono dimostrati efficaci anche nel controllo del bruxismo (forse anche per il loro effetto miorilassante).
Anche la personalità dell’individuo ha influenza sull’espressione del bruxismo.
Secondo i dati a disposizione dalla ricerca i soggetti maggiormente predisposti sono quelli con personalità di “tipo A”, caratterizzata da aggressività, ambizione, scarsa capacità di rilassarsi, associati ad un senso di urgenza delle azioni.
In questo contesto il bruxismo non si manifesta solo nei momenti di espressione dell’ansia e dello stress, ma anche quando il soggetto è concentrato in attività importanti, soprattutto se associate a senso di “perfezionismo” o a atti ripetitivi.
Per queste ragioni i dati epidemiologici ci indicano che dall’inizio della pandemia di Covid-19 il bruxismo ed i disturbi correlati con esso sono in aumento a causa dell’incremento dell’ansia nella popolazione e del proliferare dello stress da smart working e, per quanto riguarda i soggetti più giovani, della didattica a distanza.
Recentemente è stata creata e messa a disposizione dei pazienti un’applicazione per smartphone per aiutare la gestione del bruxismo della veglia: tramite un alert sonoro periodico consente ai pazienti di effettuare una vera e propria gestione cognitivo-comportamentale del bruxismo della veglia, strategia terapeutica dall’efficacia ormai largamente dimostrata.
Bruxismo, farmaci ed altre sostanze
Alcune sostanze possono aumentare il bruxismo della veglia e del sonno. Fra queste le principali sono la nicotina, l’alcool, la caffeina e la teofillina in quanto eccitano il sistema nervoso.
Le linee guida per una corretta igiene del sonno della Associazione Italiana di Medicina del Sonno suggeriscono infatti di evitare l’assunzione di queste sostanze almeno 4-6 ore prima di andare a dormire così che il loro effetto sia minimo dopo questo lasso di tempo.
Ovviamente anche numerose droghe aumentano il bruxismo, come ad esempio la cocaina e le anfetamine. Sull’uso della cannabis invece c’è ancora poca chiarezza.
Anche alcuni farmaci possono aumentare in modo significativo l’attività dei muscoli masticatori. Fra questi soprattutto quelli che agiscono sui recettori della serotonina e della dopamina utilizzati per il controllo della depressione, dei disturbi dell’umore e delle psicosi, come ad esempio la sertralina e la paroxetina.
Bruxismo, dopamina, ferro e gangli della base
Sembrerebbe che all’origine del bruxismo siano coinvolti i gangli della base, una regione del cervello formata da diverse aree strettamente interconnesse tra loro e con il resto del sistema nervoso. I gangli della base utilizzano come neurotrasmettitore principale proprio la dopamina.
Questo spiegherebbe anche perché il bruxismo può essere associato a disturbi del movimento come sindromi parkinsoniane, la sindrome delle gambe senza riposo e la malattia di Huntington, causate da disfunzioni proprio dei gangli della base e del metabolismo della dopamina.
Ecco perché il bruxismo potrebbe essere correlato sia ai disturbi in sé che ai farmaci utilizzati per le terapie.
Infine, poiché il ferro è coinvolto nel metabolismo della dopamina, anche una carenza di ferro potrebbe modificare la biodisponibilità della dopamina ed aumentare il bruxismo.
Bruxismo: competenze multidisciplinari per un problema complesso e sfaccettato
Poiché il bruxismo è strettamente connesso al nostro equilibrio emozionale e alla salute del nostro sistema nervoso e può creare gravi danni non solo ai denti ma anche al nostro sistema masticatorio, è fondamentale che il paziente in cerca di aiuto si affidi a professionisti di comprovata esperienza.
Il dentista che si occupa di bruxismo non solo deve avere una preparazione in campo odontoiatrico ma soprattutto deve essere preparato in campo neurologico, psichiatrico e ortopedico, competenze che vengono apprese solamente attraverso percorsi formativi specifici altamente qualificati.
Fonti:
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